Leopoldo Freyrie |
venerdì 5 dicembre 2014
Architetti soddisfatti dello stop alla follia normativa
giovedì 4 dicembre 2014
Bergamo, verso l'Unesco
Avvicinare le Mura veneziane alla città e a tutti i cittadini: è questo l’obiettivo dichiarato dell’iniziativa Terra di San Marco.
Da frontiera di pietra a “paesaggi vivi” di pace. Incontri, pensati
dal Comune di Bergamo e dal Centro Studi sul Territorio “Lelio Pagani”
dell’Università degli Studi di Bergamo, con l’Associazione “Terra di
San Marco”, per riunire la città e i suoi cittadini attorno a tavoli di
incontro e di discussione, a visite guidate e animate, soprattutto per
mettere in evidenza l’alto valore patrimoniale e culturale che queste
hanno e hanno avuto nel tempo.
L’iniziativa Terra di San Marco, da
frontiera di pietra a “paesaggi vivi” di pace, rientra nell’ambito delle
attività messe in atto dalla Città di Bergamo, candidata nella Tentative List come sito UNESCO, per promuovere “Le opere di difesa veneziane tra il XV e il XVII secolo”.
L’obiettivo generale del progetto,
sviluppato sotto l’indirizzo del Ministero per i Beni e le Attività
Culturali e del Turismo, è quello di presentare al Patrimonio Mondiale
dell’Umanità un sito transnazionale che coinvolge le città più
rappresentative che un tempo facevano parte della Repubblica di
Venezia. Partner del progetto sono Chioggia, Palmanova, Peschiera del
Garda, Venezia, la Croazia e il Montenegro. (fonte Ansa)
mercoledì 3 dicembre 2014
Anci: posticipare il pagamento Imu terreni agricoli
L'Anci chiede di posticipare il pagamento dell'Imu per i terreni
agricoli montani al 2015. L'Associazione dei Comuni, si legge in una
nota, "proponeva e continua a proporre uno slittamento al 2015 sia per
le criticità derivanti ai contribuenti, sia per le gravi ripercussioni
sui Comuni interessati, dopo la scadenza dei termini per l'assestamento,
senza considerare gli errori che si sono evidenziati nelle tabelle di
riparto del taglio"."L'Anci, sin dall'approvazione e poi conversione del
dl 66, ha evidenziato le gravi criticità contenute nella norma che
esentava dall'Imu i terreni montani, proponendo - si sottolinea - varie
modifiche, nonché evidenziando i problemi nelle sedi istituzionali di
confronto". A questo scopo, ricorda, "sono state prodotte da Ifel note
tecniche e si è formalmente posta la questione ai ministri competenti,
da ultimo con lettera del 28 ottobre, in cui si evidenziava la
preoccupazione posta dalla norma e si chiedeva il posticipo al 2015, in
quanto la sua applicazione rischiava di provocare variazioni non
governate delle risorse effettivamente disponibili per i Comuni
considerati montani, oltre che disorientamento nei contribuenti tenuti
al pagamento per fattispecie di cui ancora non si conosceva
l'imponibilità. Si censurava inoltre il grave ritardo nell'adozione del
decreto ministeriale, che oggi giunge in prossimità della scadenza del
pagamento". "Stiamo parlando - evidenzia ancora l'associazione dei
Comuni - di una decurtazione al Fondo di solidarietà di 350 milioni, che
crea gravi difficoltà a quattromila Comuni montani, soprattutto
piccoli, impossibilitati ad incassare per tempo le dovute compensazioni
con il gettito Imu sui terreni agricoli montani. La cifra - prosegue
l'Anci - è stata definita considerando una stima sui maggiori introiti
che i Comuni dovrebbero incassare proprio a fronte della revisione delle
esenzioni Imu. Ma è stata anche resa nota con grave ritardo, a ridosso
della chiusura dell'anno, e basandosi su criteri per la determinazione
delle stime quanto mai incerti. La scelta dell'altimetria del centro
abitato quale unico criterio di distinzione - viene segnalato -
penalizza gravemente i territori montani di molti Comuni caratterizzati
da rilevanti dislivelli". E come se non bastasse "i Comuni soggetti al
Patto di stabilità sarebbero ulteriormente danneggiati dal rischio di
non poter considerare a bilancio gli introiti derivanti dal pagamento
dell'Imu 'per competenza', in quanto obbligati a verificarne l'effettivo
incasso". Quindi, conclude la nota dell'Anci, "è del tutto inverosimile
che il gettito venga pagato con la necessaria completezza alla scadenza
del saldo Imu del prossimo 16 dicembre". (ANSA).
lunedì 1 dicembre 2014
Le scadenze fiscali
Inizia un mese di scadenze fiscali,
soprattutto sulla casa. Oggi, ricorda Confedilizia, è l'ultimo giorno
utile per il versamento dell'acconto della cedolare secca per il 2014.
Poi a metà mese toccherà al saldo di Imu e Tasi e in molti Comuni si
inizierà anche a versare la Tari sui rifiuti. In attesa della
semplificazione annunciata dal governo con l'introduzione della local
tax, ecco le principali scadenze di dicembre.
1 DICEMBRE
Irpef - Versamento acconto: ultimo
giorno per il versamento della seconda o unica rata dell'acconto
sull'Irpef dovuta per il 2014 dalle persone fisiche e dalle società di
persone.
Cedolare secca - Versamento acconto:
ultimo giorno anche per il versamento della seconda o unica rata
dell'acconto della cedolare secca per il 2014.
16 DICEMBRE
Imu - Versamento saldo: ultimo giorno -
salvo diversi termini stabiliti dal Comune - per il versamento della
seconda rata dell'imposta municipale propria per il 2014, pari al saldo
dell'imposta dovuta (effettuando gli eventuali conguagli). L'Imu è
dovuta su tutte le seconde case nonché sulle prime appartenenti alle
categorie catastali A/1, A/8 e A/9, ovvero sulle case considerate di
lusso.
Tasi - Versamento saldo o in unica
soluzione: ultimo giorno - salvo diversi termini stabiliti dal Comune -
per il versamento a saldo o in unica soluzione della Tasi per il 2014.
TARI
E' il Comune a stabilire il numero e le
scadenze di pagamento del tributo, consentendo di norma almeno due rate a
scadenza semestrale. A Roma, ad esempio, la prima rata è dovuta entro
il 12 dicembre. È comunque consentito il pagamento in un'unica soluzione
entro il 16 giugno di ciascun anno.
(fonte ANSA).
venerdì 14 novembre 2014
L'italia che investe nell'Italia. Così CDP finanzia i progetti immobiliari
"Negli ultimi cinque anni il Gruppo Cassa depositi e prestiti ha investito nell’economia italiana oltre 100 miliardi di euro, destinandoli ai settori più importanti del paese: le strade, le imprese, l’internazionalizzazione, le infrastrutture, le reti che uniscono il territorio".
Così CDP, Cassa depositi e prestiti, si presenta nella sua nuova campagna pubblicitaria.
"Il nostro ruolo è importante. - racconta la campagna - Investiamo in Italia impiegando esclusivamente risorse private, raccogliendo il risparmio degli italiani e attraendo capitali stranieri. Il nostro impegno, da oltre 160 anni, è utilizzare le risorse che ci vengono affidate per il futuro del Paese. Siamo l'italia che investe nell'Italia".
In particolare, per quanto riguarda il campo immobiliare, CDP investe in piani di social housing destinati a famiglie in difficoltà e studenti. Ma non solo: oltre a costruire nuove strutture, contribuisce alla valorizzazione dell’enorme e spesso dimenticato patrimonio immobiliare del nostro Paese. I numeri di questi investimenti sono presentati sulle pagine di "Social housing e valorizzazione degli immobili".
Così CDP, Cassa depositi e prestiti, si presenta nella sua nuova campagna pubblicitaria.
"Il nostro ruolo è importante. - racconta la campagna - Investiamo in Italia impiegando esclusivamente risorse private, raccogliendo il risparmio degli italiani e attraendo capitali stranieri. Il nostro impegno, da oltre 160 anni, è utilizzare le risorse che ci vengono affidate per il futuro del Paese. Siamo l'italia che investe nell'Italia".
In particolare, per quanto riguarda il campo immobiliare, CDP investe in piani di social housing destinati a famiglie in difficoltà e studenti. Ma non solo: oltre a costruire nuove strutture, contribuisce alla valorizzazione dell’enorme e spesso dimenticato patrimonio immobiliare del nostro Paese. I numeri di questi investimenti sono presentati sulle pagine di "Social housing e valorizzazione degli immobili".
lunedì 27 ottobre 2014
Case in città troppo care? E allora si va a vivere nei negozi
Leggo su La Stampa che molti negozi stanno diventando abitazioni.
Proprio così, complice la crisi economica, che rende proibitivi i costi degli appartamenti in centro, pare che molti abitanti delle grandi città preferiscano vivere "in vetrina" piuttosto ceh spostarsi in periferia.
Il fenomeno è stato osservato da Immobiliare.it: grazie a un prezzo fino al 35% inferiore rispetto a quello di un appartamento tradizionale, gli esercizi commerciali diventano una soluzione abitativa che fa gola. Anche se questo tipo di soluzione non sarebbe legalmente consentita.
Nelle aree metropolitane di Roma, Milano e Torino l’offerta complessiva nel 2014 sarebbe di 5200 spazi di questo tipo. E le zone dove si ricorre più volentieri a questa soluzione sono quelle centrali. Diverse le cause alla base di questo fenomeno, secondo Carlo Giordano, ad di Immobiliare.it. "In molti casi non si verifica il passaggio generazionale dei proprietari degli esercizi commerciali nella gestione dell’attività. Perciò i negozi, sempre più spesso, rimangono vuoti a lungo. Quindi il proprietario non percepisce un utile da quello spazio, ma gli restano costi di mantenimento e tasse". Dopo un po’ quindi si cambia destinazione.
Per andare incontro alle esigenze degli abitanti, in futuro si potrebbe anche andare verso una trasformazione legislativa che acconsenta a formule di utilizzo degli spazi analoghe al Nord Europa. Questo rappresenterebbe anche una soluzione al problema della chiusura degli spazi commerciali che causa una sensazione di abbandono e di mancanza di sicurezza nelle strade e la perdita di accessibilità ai servizi di prossimità per le fasce più deboli della popolazione.
Proprio così, complice la crisi economica, che rende proibitivi i costi degli appartamenti in centro, pare che molti abitanti delle grandi città preferiscano vivere "in vetrina" piuttosto ceh spostarsi in periferia.
Il fenomeno è stato osservato da Immobiliare.it: grazie a un prezzo fino al 35% inferiore rispetto a quello di un appartamento tradizionale, gli esercizi commerciali diventano una soluzione abitativa che fa gola. Anche se questo tipo di soluzione non sarebbe legalmente consentita.
Nelle aree metropolitane di Roma, Milano e Torino l’offerta complessiva nel 2014 sarebbe di 5200 spazi di questo tipo. E le zone dove si ricorre più volentieri a questa soluzione sono quelle centrali. Diverse le cause alla base di questo fenomeno, secondo Carlo Giordano, ad di Immobiliare.it. "In molti casi non si verifica il passaggio generazionale dei proprietari degli esercizi commerciali nella gestione dell’attività. Perciò i negozi, sempre più spesso, rimangono vuoti a lungo. Quindi il proprietario non percepisce un utile da quello spazio, ma gli restano costi di mantenimento e tasse". Dopo un po’ quindi si cambia destinazione.
Per andare incontro alle esigenze degli abitanti, in futuro si potrebbe anche andare verso una trasformazione legislativa che acconsenta a formule di utilizzo degli spazi analoghe al Nord Europa. Questo rappresenterebbe anche una soluzione al problema della chiusura degli spazi commerciali che causa una sensazione di abbandono e di mancanza di sicurezza nelle strade e la perdita di accessibilità ai servizi di prossimità per le fasce più deboli della popolazione.
mercoledì 13 agosto 2014
Il CdA di Salini Impregilo ha approvato la proposta di autorizzazione all’acquisto e alienazione di azioni proprie da sottoporre all’Assemblea ordinaria dei soci
Secondo quanto letto ieri in un comunicato stampa di Salini Impregilo, il Consiglio di Amministrazione ha esaminato e approvato la proposta di autorizzazione all’acquisto e alla disposizione di azioni proprie.
Motivazioni della richiesta di autorizzazione
La richiesta di autorizzazione all’acquisto e alla disposizione di azioni proprie è finalizzata a dotare la Società di uno strumento di largo uso nelle società quotate, per cogliere opportunità di investimento per ogni finalità consentita dalle vigenti disposizioni, ivi incluse le finalità contemplate nelle “prassi di mercato” ammesse dalla Consob ai sensi dell’art. 180, comma 1, lett. c), del TUF con delibera n. 16839 del 19 marzo 2009 e nel Regolamento CE n. 2273/2003 del 22 dicembre 2003. I principali obiettivi che il Consiglio di Amministrazione intende perseguire mediante le operazioni per le quali si propone di concedere l’autorizzazione sono i seguenti:
Numero Massimo e categoria di azioni proprie acquistabili
Alla data della presente relazione il capitale sociale sottoscritto e interamente versato della Società è rappresentato da n. 493.788.182 azioni, prive di valore nominale, di cui n. 492.172.691 azioni ordinarie e n. 1.615.491 azioni di risparmio, rappresentative di un capitale sociale complessivo pari ad euro 544.740.000,00. L’autorizzazione proposta ha ad oggetto il conferimento al Consiglio di Amministrazione della facoltà di acquistare azioni ordinarie della Società, in una o più volte, in misura liberamente determinabile dal Consiglio di Amministrazione, sino a un numero massimo di azioni ordinarie proprie, tale da non eccedere il 10% del numero complessivo delle azioni in circolazione al momento dell’operazione (ovvero, se inferiore, sino al limite massimo di tempo in tempo previsto dalla normativa di legge e regolamentare), avuto anche riguardo alle azioni ordinarie proprie eventualmente possedute dalla Società stessa a tale data sia direttamente, sia indirettamente, tramite sue società controllate. Il tutto nel rispetto delle disposizioni di legge e regolamentari vigenti alla data dell’operazione. La Società non detiene attualmente azioni proprie.
Periodo di validità dell’autorizzazione assembleare
L’autorizzazione all’acquisto delle azioni proprie è richiesta per il termine massimo consentito dalla normativa di legge e regolamentare applicabile, attualmente pari a 18 mesi, ai sensi dell’articolo 2357, comma 3, del codice civile, con la facoltà del Consiglio stesso di procedere alle operazioni autorizzate in una o più volte e in ogni momento, in misura e tempi liberamente determinati nel rispetto delle norme applicabili, con la gradualità ritenuta opportuna nell’interesse della Società. L’autorizzazione alla disposizione delle azioni proprie viene richiesta senza limiti temporali.
Indicazione del prezzo minimo e massimo
La Relazione illustrativa del Consiglio di Amministrazione all’Assemblea, di cui all’art. 73 del Regolamento Emittenti, indicherà i criteri di determinazione del prezzo di acquisto delle azioni proprie.
Modalità per l’effettuazione degli acquisti
Il Consiglio di Amministrazione propone che l’autorizzazione sia concessa per l’effettuazione di acquisti di azioni proprie secondo qualsivoglia delle modalità consentite dalla normativa vigente (anche per il tramite di società controllate), da individuarsi, di volta in volta, a discrezione del Consiglio stesso. Per quanto concerne le operazioni di disposizione, il Consiglio di Amministrazione propone che l’autorizzazione consenta l’adozione di qualunque modalità risulti opportuna per corrispondere alle finalità perseguite – ivi incluso l’utilizzo delle azioni proprie al servizio di piani di incentivazione azionaria e/o della cessione di diritti reali e/o personali e/o prestito titoli – da eseguirsi sia direttamente che per il tramite di intermediari, nel rispetto delle disposizioni di legge e regolamentari vigenti in materia, sia nazionali che comunitarie.
L’avviso di convocazione dell’Assemblea Ordinaria della Società e la relazione illustrativa del Consiglio di Amministrazione all’Assemblea, di cui all’art. 73 del Regolamento Emittenti, saranno messi a disposizione del pubblico con le tempistiche previste dalla normativa vigente.
Motivazioni della richiesta di autorizzazione
La richiesta di autorizzazione all’acquisto e alla disposizione di azioni proprie è finalizzata a dotare la Società di uno strumento di largo uso nelle società quotate, per cogliere opportunità di investimento per ogni finalità consentita dalle vigenti disposizioni, ivi incluse le finalità contemplate nelle “prassi di mercato” ammesse dalla Consob ai sensi dell’art. 180, comma 1, lett. c), del TUF con delibera n. 16839 del 19 marzo 2009 e nel Regolamento CE n. 2273/2003 del 22 dicembre 2003. I principali obiettivi che il Consiglio di Amministrazione intende perseguire mediante le operazioni per le quali si propone di concedere l’autorizzazione sono i seguenti:
- operare sul mercato, nel rispetto delle disposizioni di legge e regolamentari vigenti e tramite intermediari, a sostegno della liquidità del titolo e a fini di stabilizzazione del corso dello stesso, in presenza di eventuali oscillazioni delle quotazioni che riflettano andamenti anomali, anche legati a un eccesso di volatilità o a una scarsa liquidità degli scambi e/o a collocamenti sul mercato di azioni da parte di azionisti aventi l’effetto di incidere sul suo corso e/o, più in generale, a contingenti situazioni di mercato;
- acquistare azioni proprie in un’ottica di investimento a medio e lungo termine ovvero comunque cogliere opportunità di mercato anche attraverso l’acquisto e la rivendita delle azioni ogniqualvolta sia opportuno sia sul mercato sia (per quel che riguarda l’alienazione) nei c.d. mercati over the counter o anche al di fuori del mercato purché a condizioni di mercato;
- dotarsi di un portafoglio di azioni proprie di cui poter disporre nel contesto di eventuali operazioni di finanza straordinaria e/o di incentivazione e/o per altri impieghi ritenuti di interesse finanziario, gestionale, e/o strategico per la Società.
Numero Massimo e categoria di azioni proprie acquistabili
Alla data della presente relazione il capitale sociale sottoscritto e interamente versato della Società è rappresentato da n. 493.788.182 azioni, prive di valore nominale, di cui n. 492.172.691 azioni ordinarie e n. 1.615.491 azioni di risparmio, rappresentative di un capitale sociale complessivo pari ad euro 544.740.000,00. L’autorizzazione proposta ha ad oggetto il conferimento al Consiglio di Amministrazione della facoltà di acquistare azioni ordinarie della Società, in una o più volte, in misura liberamente determinabile dal Consiglio di Amministrazione, sino a un numero massimo di azioni ordinarie proprie, tale da non eccedere il 10% del numero complessivo delle azioni in circolazione al momento dell’operazione (ovvero, se inferiore, sino al limite massimo di tempo in tempo previsto dalla normativa di legge e regolamentare), avuto anche riguardo alle azioni ordinarie proprie eventualmente possedute dalla Società stessa a tale data sia direttamente, sia indirettamente, tramite sue società controllate. Il tutto nel rispetto delle disposizioni di legge e regolamentari vigenti alla data dell’operazione. La Società non detiene attualmente azioni proprie.
Periodo di validità dell’autorizzazione assembleare
L’autorizzazione all’acquisto delle azioni proprie è richiesta per il termine massimo consentito dalla normativa di legge e regolamentare applicabile, attualmente pari a 18 mesi, ai sensi dell’articolo 2357, comma 3, del codice civile, con la facoltà del Consiglio stesso di procedere alle operazioni autorizzate in una o più volte e in ogni momento, in misura e tempi liberamente determinati nel rispetto delle norme applicabili, con la gradualità ritenuta opportuna nell’interesse della Società. L’autorizzazione alla disposizione delle azioni proprie viene richiesta senza limiti temporali.
Indicazione del prezzo minimo e massimo
La Relazione illustrativa del Consiglio di Amministrazione all’Assemblea, di cui all’art. 73 del Regolamento Emittenti, indicherà i criteri di determinazione del prezzo di acquisto delle azioni proprie.
Modalità per l’effettuazione degli acquisti
Il Consiglio di Amministrazione propone che l’autorizzazione sia concessa per l’effettuazione di acquisti di azioni proprie secondo qualsivoglia delle modalità consentite dalla normativa vigente (anche per il tramite di società controllate), da individuarsi, di volta in volta, a discrezione del Consiglio stesso. Per quanto concerne le operazioni di disposizione, il Consiglio di Amministrazione propone che l’autorizzazione consenta l’adozione di qualunque modalità risulti opportuna per corrispondere alle finalità perseguite – ivi incluso l’utilizzo delle azioni proprie al servizio di piani di incentivazione azionaria e/o della cessione di diritti reali e/o personali e/o prestito titoli – da eseguirsi sia direttamente che per il tramite di intermediari, nel rispetto delle disposizioni di legge e regolamentari vigenti in materia, sia nazionali che comunitarie.
L’avviso di convocazione dell’Assemblea Ordinaria della Società e la relazione illustrativa del Consiglio di Amministrazione all’Assemblea, di cui all’art. 73 del Regolamento Emittenti, saranno messi a disposizione del pubblico con le tempistiche previste dalla normativa vigente.
martedì 4 febbraio 2014
Sempre più tasse sugli immobili
Si pagheranno più tasse per gli immobili quest’anno. Il peso fiscale su
questo tipo di beni, infatti, supererà nel 2014 i 52 miliardi di euro:
ben 2,9 miliardi in più rispetto al 2013. Non solo: dall’inizio della
crisi il livello di tassazione sulle case, sui negozi, sugli uffici e
sui capannoni è aumentato di ben 10 miliardi. I dati sono stati
elaborati dalla Cgia (Confederazione Generale Italiana dell'Artigianato) e indicano, secondo l’associazione degli artigiani
veneta, ancora una volta come il “mattone” sia sempre più nelle mire del
fisco con l’obbiettivo di far cassa.
"Se in questi ultimi otto anni il prelievo legato alla redditività degli immobili è rimasto pressoché uguale - precisa Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia - quello riferito ai trasferimenti di proprietà è addirittura sceso del 23%, a seguito della fortissima crisi che il mercato immobiliare ha subito in questi ultimi anni. Solo il gettito riconducibile al possesso dell’immobile - osserva - ha subito un vera e propria impennata: dal 2007 ad oggi è cresciuto del 78%. Tra l’Imu, la Tasi e il nuovo prelievo sui rifiuti (Tari), quest’anno pagheremo quasi 31 miliardi di euro". Per Bortolussi questo importo "incide sul prelievo totale per quasi il 60%".
"Tenendo conto di tutto il sistema fiscale che grava sul mattone - afferma l’associazione nel suo rapporto sul carico fiscale sugli immobili - quest’anno i proprietari di immobili pagheranno quasi 3 miliardi in più rispetto all’anno precedente. Una buona parte di questo rincaro, secondo lo studio, va addebitato all’introduzione della Tasi che appesantira’ il prelievo fiscale soprattutto sui proprietari di seconde e terze case e su quelli che possiedono un immobile ad uso produttivo". La Cgia ricorda che negli ultimi 8 anni il prelievo sui rifiuti è aumentato del 66%: era pari a 4,6 miliardi ed ora ha raggiunto quota 7,6 miliardi, mentre l’imposta che grava sugli immobili (prima l’Ici popi l’Imu ed ora Iuc) ha fatto salire il carico fiscale del 53%.
"Nel 2007 - conclude la Cgia - il gettito era di 12,7 miliardi, nel 2014 sfiorera’ i 19,5 miliardi di euro. Tuttavia, la voce che ha subito la variazione percentuale più forte è stata quella riferita alle successioni e donazioni: +390%. Se nel 2007 l’Erario aveva incassato 106 milioni di euro, nel 2014 il gettito previsto raggiungerà i 520 milioni di euro". (fonte "Crisi Finanziaria")
"Se in questi ultimi otto anni il prelievo legato alla redditività degli immobili è rimasto pressoché uguale - precisa Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia - quello riferito ai trasferimenti di proprietà è addirittura sceso del 23%, a seguito della fortissima crisi che il mercato immobiliare ha subito in questi ultimi anni. Solo il gettito riconducibile al possesso dell’immobile - osserva - ha subito un vera e propria impennata: dal 2007 ad oggi è cresciuto del 78%. Tra l’Imu, la Tasi e il nuovo prelievo sui rifiuti (Tari), quest’anno pagheremo quasi 31 miliardi di euro". Per Bortolussi questo importo "incide sul prelievo totale per quasi il 60%".
"Tenendo conto di tutto il sistema fiscale che grava sul mattone - afferma l’associazione nel suo rapporto sul carico fiscale sugli immobili - quest’anno i proprietari di immobili pagheranno quasi 3 miliardi in più rispetto all’anno precedente. Una buona parte di questo rincaro, secondo lo studio, va addebitato all’introduzione della Tasi che appesantira’ il prelievo fiscale soprattutto sui proprietari di seconde e terze case e su quelli che possiedono un immobile ad uso produttivo". La Cgia ricorda che negli ultimi 8 anni il prelievo sui rifiuti è aumentato del 66%: era pari a 4,6 miliardi ed ora ha raggiunto quota 7,6 miliardi, mentre l’imposta che grava sugli immobili (prima l’Ici popi l’Imu ed ora Iuc) ha fatto salire il carico fiscale del 53%.
"Nel 2007 - conclude la Cgia - il gettito era di 12,7 miliardi, nel 2014 sfiorera’ i 19,5 miliardi di euro. Tuttavia, la voce che ha subito la variazione percentuale più forte è stata quella riferita alle successioni e donazioni: +390%. Se nel 2007 l’Erario aveva incassato 106 milioni di euro, nel 2014 il gettito previsto raggiungerà i 520 milioni di euro". (fonte "Crisi Finanziaria")
Iscriviti a:
Post (Atom)